APPROCCIO RADIOLOGICO ALLO STUDIO DEL PAZIENTE DISFAGICO: LA VIDEOFLUOROSCOPIA.
Dott.ssa Paola Cerro
Medico Radiologo – Clinica Paideia
PREMESSA
Quando si parla di disfagia si pensa, come prima cosa, alle lesioni organiche del tratto faringo–esofageo. In realtà esistono cause molto più frequenti di disfagia che sono legate ad alterazioni funzionali della deglutizione per la maggior parte legate a malattie neuro.muscolariin cui vengono interessate le strutture del sistema nervoso centrale, o i muscoli della regione orofaringea.Infatti la deglutizione è un meccanismo molto complesso che coinvolge diversi muscoli volontari e involontari e che necessita anche di un centro di coordinamento nervoso localizzato nel tronco encefalico
Un’altra condizione frequente di disfagia funzionale è legata all’invecchiamento: la deglutizione dell’anziano (anche in relazione alle frequenti comorbidità quali stroke, parkinson e demenze) è alterata a causa della perdita di massa muscolare (sarcopenia) ed alle lesioni del sistema nervoso centrale (atrofia, lesioni della sostanza bianca etc) legate all’età; a ciò si aggiungono le frequenti alterazioni della peristalsi esofagea con quadri similacalasici (presbiesofago)
Una ottima conoscenza del complesso meccanismo della deglutizione risulta assolutamente fondamentale per il radiologo ai fini dell’individuazione della causa della disfagia del paziente che sta studiando. Le informazioni che il radiologo fornisce al foniatra ed al logopedista risultano di estrema importanza sia riguardo la possibilità che il paziente possa o meno mantenere una alimentazione orale sicura (senza rischio di polmonite ab ingestis) ma anche e soprattutto ai fini della programmazione dell’attività riabilitativa che risulta strettamente dipendente dal tipo di alterazione del meccanismo deglutitorio dimostrato dall’esame radiologico.
L’esame videofluoroscopico ed il referto risulteranno pertanto estremamente preziosi per i colleghi che dovranno riabilitare il paziente (qualora possibile) e per consentire allo stesso il recupero di una funzione fisiolgica (la deglutizione) che, ricordiamo, ha anche un forte impatto sulla vita di relazione e sulla qualità di vita del paziente.
La videofluoroscopia è un esame radiologico dinamico attraverso il quale è possibile studiare la deglutizione ed il transito del bolo alimentare attraverso, cavo orale, faringe ed esofago fino allo stomaco e rappresenta, in atto, l’esame goldstandard nel management del paziente disfagico. Il ruolo fondamentale dell’esame è ribadito da diverse linee guida quali quelle sullo stroke
Attraverso l’esame è possibile individuare i pazienti che presentano passaggio di bolo alimentare nella via aerea in assenza di riflesso tussigeno (aspirazione silenziosa) condizione altamente predisponente la polmonite ab ingestis prima causa di morte in alcuni pazienti neurologici (per esempio malattia di Parkinson).
E’ questo il motivo per cuinonostante un calo complessivo del numero di procedure fluoroscopiche dell’apparato gastrointestinale, il numero di studi radiologici della deglutizione è aumentato e la fluoroscopia rimane la modalità primaria e preferita per la valutazione della disfagia:nel 2019 solamente negli USA sono state eseguite circa 3 milioni di procedure fluoroscopiche dell’apparato gastro.intestinale.
TECNICA DI ESECUZIONE
L’esame può esser eseguito in qualunque telecomandato analogico (dotato di sistema di videoregistrazione) oppure digitale (sono necessari almeno 30 frame al secondo) ed è pertanto eseguibile in qualunque reparto di radiologia.
Anche se esistono in letteratura diversi protocolli di studio con proposte di standardizzazione dell’esame, in realtà la scelta del tipo di mezzo di contrasto, della consistenza dello stesso e della posizione del capo è strettamente legata alla sintomatologia del paziente (es. disfagia per liquidi o solidi, disfagia alta o bassa) alla possibilità o meno di alimentarsi in maniera autonoma (somministrazione del pasto attraverso cucchiaio, cannuccia o bicchiere) al grado di collaborazione (in alcuni casi difficoltosa a causa del deficit neurologico coesistente), alla postura del capo e del collo. Pertanto in diversi casi l’esame deve essere “tagliato” sulle condizioni cliniche e sulla sintomatologia specifica del paziente
Lo studio radiologico inizia con l’esame diretto, cioè esaminando le strutture “a vuoto”, prima della somministrazione di mdc. Tale valutazione può essere effettuata sia in proiezione latero-laterale (LL) che in proiezione antero-posteriore (AP).
In proiezione LL è possibile, grazie al contrasto naturale offerto dal gas presente in sede rino- e orofaringea, studiare la morfologia di alcune strutture quali la base linguale, l’epiglottide ed il palato molle. Sempre in proiezione LL è possibile eseguire uno studio fluoroscopio dinamico della motilità del palato molle analizzando l’escursione del velo palatino durante la fonazione (fare pronunciare al paziente la parola inglese “candy”).
Lo studio in proiezione AP senza mezzo di contrasto può essere utile nella valutazione della motilità delle corde vocali e può essere eseguito mediante registrazione videofluoroscopica durante la fonazione (fare pronunciare al paziente “iiiiiiii”).
Successivamente si passa alla valutazione con mezzo di contrasto (mdc). Solitamente il mdc impiegato è il bario nelle sue diverse concentrazioni. Il bario è una sostanza abbastanza sicura ed una aspirazione di piccole quantità in genere ha scarso significato clinico. Infatti il bario aspirato viene eliminato dai bronchi principali e dalla trachea in poche ore. Tuttavia, nel caso si sospetti una aspirazione massiva ed in pazienti con ridotto livello di coscienza, può essere buona precauzione impiegare un mdc non ionico a base di iodio il cui passaggio nella via aerea non determina complicanze. Da escludere categoricamente l’impiego di mdc iodato ionico (perché iperosmolare), il cui passaggio nell’albero tracheo-bronchiale può determinare edema polmonare. E’ opportuno inoltre iniziare con piccole quantità di mdc, ed aumentarle poi progressivamenteallo scopo di evitare le aspirazioni massive di mdc nella via aerea
In tutti i casi è necessaria la somministrazione di boli di consistenza diversa. Ciò consente di:
- valutare i pazienti che lamentano disfagia in relazione all’assunzione di alcuni specifici alimenti;
- individuare le consistenze alimentari responsabili di aspirazione;
- differenziare i pazienti che presentano aspirazione per una sola consistenza alimentare da quelli che presentano aspirazioni per più consistenze (più gravi);
- identificare le consistenze alimentari meno rischiose per il paziente ai fini della sua alimentazione orale
Le sequenze vanno acquisite sia in proiezione latero-laterale (LL) che antero-posteriore (AP).
Oltre alle due sequenze standard (AP e LL) può essere necessaria, soprattutto nei pazienti con spiccata cifosi dorsale, la valutazione dell’apertura dello sfintere esofageo superiore (UES) e dell’esofago cervicale in proiezione obliqua. Questa incidenza consente infatti di dissociare la giunzione faringo-esofagea dalla sovrapposizione della colonna vertebrale e del cingolo scapolare.
La modifica della postura del capo può mettere in luce anomalie della deglutizione non apprezzabili con il capo in posizione neutra o in lieve flessione, ma può essere d’aiuto anche nell’identificazione delle posture e delle manovre (deglutizione sovraglottica, flessione del collo, rotazione del capo ecc..) grazie alle quali il paziente può deglutire senza fenomeni di passaggio di mdc nella via aerea. Infine, in tutti i pazienti disfagici (specie se anziani) è necessario estendere la valutazione del transito del bolo radiopaco fino alla giunzione esofago-gastrica, allo scopo di escludere alterazioni organiche e/o funzionali dell’esofago.