RACCONTAMI UNA STORIA …

RACCONTAMI UNA STORIA …

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Era una di quelle serate primaverili, dove il sole è ancora molto tiepido. Le tre bambine si erano sedute davanti al fuoco di un caminetto. La sera c’era fresco e quel timido sole non riusciva a scaldare le spesse mura della casa padronale….cosi ci si avvicinava davanti a quel tepore. C’erano due sedioline piccole vicino al camino, intrecciate a paglia, in due colori, una marrone e una di un avorio chiaro… ogni colore corrispondeva al proprietario, in questo caso ad una piccola proprietaria. La bambina di pochi anni più grande, si sedeva su una grande cassa in legno, dove si riponevano le pagnotte di pane fatto in casa,dalle mani esperte della nonna. Il calore della legna che bruciava faceva un bel caldo, la più freddolosa delle ragazzine, si metteva vicinissima al fuoco, così vicina da vedere l’acqua dei fagioli che bolliva nella pignatta panciuta messa di fianco al fuoco. Dopo aver finito tutte le faccende di casa, la nonna, raggiungeva le ragazze davanti al camino, Si sedeva di lato così da lasciare il calore alle sue nipoti. Tirava fuori il suo lavoro a maglia dal cesto posizionato sempre in un angolo e iniziava a lavorare la coperta di lana colorata…. con le dita veloci intrecciava le maglie, con gli occhi non si riusciva a stare dietro con quella velocità. Era solito raccontare una storia davanti a quel caminetto.

Quando c’era la guerra, tutto era difficile, brutto. La mattina mi alzavo molto presto, mi lavavo la faccia nell’acqua del catino gelata, le mani diventavano viola dal grande freddo. Una volta vestita, mi appoggiavo uno scialle sulle spalle, preparavo una corona con un panno da mettere in testa per appoggiare la cesta, e mi mettevo in cammino verso il paese per comprare la farina. Avevamo bisogno di farina, per poter preparare il pane e sfamare tutti noi. Il paese era molto distante. Era il mese di gennaio, a quei tempi c’era sempre molta neve.Si era aperta una stradina con i passi della gente che la percorreva. Lungo la strada, la neve bianca, a volte era macchiata di rosso, c’era del sangue, di qualche soldato ferito. Camminavo, senza guardare troppo intorno, avevo paura, i suoni degli spari si sentivano in lontananza. Non potevo tornare indietro, dovevo continuare, serviva quella farina. A passo svelto andavo, e a passo svelto tornavo, questa volta con la cesta con dentro la farina appoggiata sulla testa, non c’erano i soldi per comprare di più. Sono riuscita sempre a tornare a casa sana e salva. È stata dura, c’era la povertà, la miseria, la sofferenza di non riuscire a sfamarci . Siamo sempre andati avanti, fatto tantissimi sacrifici, ma non abbiamo mai mollato.

Ad oggi, 30 marzo 2020,ripenso al racconto di mia nonna Tomassina…. stiamo vivendo un momento in cui siamo disorientati, impauriti a causa di questo  virus  “covid19”. Con sacrificio, pazienza e attenzione ne usciremo fuori. Tutto ciò ci farà apprezzare maggiormente ciò che davamo per scontato, la vita non è mai scontata. Ricordiamoci chi erano i nostri nonni, di quale forza morale erano capaci, e quale patrimonio portiamo dentro di noi. La capacità di accettare il cambiamento in ogni sua forma. Questo è ciò che auguro a tutti noi….di passare presto questo periodo di buio e tornare alla luce, agli affetti….agli abbracci.

Sarà un vivere nuovo, meglio di come lo abbiamo lasciato….. Un Abbraccio a voi tutti.

                                Tomassina.fanicchia@enzimi.org

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