IL NOME GIUSTO …

IL NOME GIUSTO …

Condividi sui social

Vorrei esporre un mio concetto, sicuramente nessuno di voi se lo è mai chiesto, o forse sí… non sollevando il “dilemma”.

Vi siete mai chiesti che sceglie le parole per noi, se tutte le parole che vengono pronunciate appartengono veramente a ciò che viene detto, o sono solo parole prive di senso?

Bene, miei cari, ho un sassolino nella scarpa ed è giunto il momento di dire quello che non ritengo giusto… soprattutto dare un significato diverse alle parole.

C’è una parola nel vocabolario, che fatico a digerire…. disabile!

Perché questa parola, cosa rappresenta e quale è il suo vero e giusto significato?

Una parola che generalizza una fragilità e, ci dimostra, come nei tempi che furono, che è rimasta nella mente di tanta gente e bisognerebbe estirpare alla radice….

Ad oggi è questo il mio obiettivo, lanciare un messaggio di inclusione verso tutti.

La parola disabile non esiste, è solo una triste etichetta.

I polli hanno le ali ma non possono volare, significa che sono disabili perché gli altri uccelli possono?

Perché non chiamiamo tutto con il proprio nome? Come a dire:

Marco non vede, non riesce ad attraversare da solo.

La piccola Sofia, di solo 4 anni, ha una fragilità alle gambe causata da un tumore alla colonna.

Ornella ha avuto un incidente, ha perso l’uso degli arti.

Il cagnolino Tobi, è stato abbandonato e investito, ha bisogno di aiuto perché non può muoversi.

….. e così via….

È semplice, SEMPLICE, dire le cose come stanno, comunicare due parole in più, e NON generalizzare dicendo un riduttivo e antipatico ‘disabile’. Nessuno è uguale a un altro, ogni situazione è diversa da un’altra ; la sola cosa che accomuna tutti… che siamo esseri umani,questa l’unica parola giusta.

Non siamo perfetti, nessuno lo è, siamo tutti Sofia, Marco, Ornella, Tobi….

Ci si può ritrovare improvvisamente dalla parte dei fragili, come è successo a me da qualche anno, e non ci si può fare nulla, solo accettare, sicuramente più leggero senza un’etichetta.

Ebbene miei cari, ho intrapreso questa battaglia, rompere la scatola, la gabbia, lo schema, è il compito di tutti quelli a cui viene assegnato un destino…

Le tappe della vita le puoi pianificare tutte,ma c’è sempre l’imprevisto dietro l’angolo e lo devi sapere affrontare. Forse è anche questo il bello della vita.

Fatemi un favore, provate a dare un nome, un volto quando parlate di chi ha una fragilità.

Aiutatemi a far sparire la parola “disabile”.

So che posso contare su tutti voi per poter cambiare ciò che va cambiato, ed esaudire un desiderio mio e di tante altre persone. Perché se cambiamo il modo di cambiare qualcosa, quel qualcosa cambia e quindi cambierà anche il modo attraverso in quale le persone si rapportano ad esso.

Insomma, le parole sono importanti:

usiamole nel modo giusto e contribuiremo a creare una società inclusiva!!!

Io sono Tomassina, ho una distrofia muscolare di duchenne, una fragilità nei movimenti…. ma soprattutto sono una moglie, una mamma ABILE a: pensare, scrivere, amare, creare, decidere e non c’è disabilità dietro una fragilità.

Tomassina Fanicchia , Tomassina.fanicchia@enzimi.org

No Comments

Post A Comment